puntata 18

Pasqua al Nivolet .... anni ‘70

 

Nell’anno 1978 il 1° Corso di scialpinismo organizzato dalla Sezione, un invito ai giovani in possesso di una discreta tecnica sciistica alla pratica dello scialpinismo.
Ma già alla fine degli anni ‘60 era attivo in sezione un gruppo di scialpinisti, chivassesi e delle Sottosezioni.
Molti venivano dalla pratica dello sci di pista organizzato dal “Gruppo Sci Cai” nato nel 1970 all’interno della Sezione ma con ampia autonomia decisionale e finanziaria.
Il gruppo si identifica, da subito, nella figura di Mario Milici, suo storico presidente.
Lo Sci Cai, organizza le campagne sciistiche della Sezione con corsi di sci e gite sciistiche frequentatissime.
Dallo sci di pista allo scialpinismo il passo è stato breve e scontato, il carisma di Mario era contagioso.
Il 30 Aprile 1972, per celebrare i 50 anni della Sezione, la prima edizione della “Due rifugi”,gara scialpinistica riservata ai soci CAI sul percorso che collega il rifugio” Casa Alpinisti Chivassesi” ai Chiapili, 1667 mt con il rifugio “Città di Chivasso” al colle del Nivolet, 2604 mt. Venti i partecipanti a questa prima edizione che ha visto vittoriosi insieme Mario Milici e Piero Rivetti.

 
 
E’ di quegli anni il mitico ricordo della Pasqua al Nivolet, chi c’è stato almeno una volta non l’ha certamente dimenticato

Si saliva la Domenica di Pasqua per scendere il lunedì dell’Angelo.
Allora il rifugio era aperto solo nella stagione estiva ed in accordo con il gestore era disponibile in piena autonomia per la nostra festosa ricorrenza. Allora nevicava davvero e in qualche occasione abbiamo lavorato sodo di pala per entrare in rifugio e di più per raggiungere i “pintoni” nel seminterrato.
La cena di Pasqua era spettacolare, il locale a nostra disposizione era la veranda, sulla stufa la pasta e dai sacchi usciva ogni ben di Dio, col vino era facile, bastava contare i pintoni da pagare al gestore.
Qualcuno arrivava al colle stravolto, anche perché, sensa cugnisiun, arruolavamo anche qualche neofita che poi trovava lungo.
Uno di questi, e non me ne vorrà se lo racconto, anche perché con la montagna si è abbondantemente riscattato, è stato Luigino Cena che arrivato al rifugio si è messo in branda e si è alzato al lunedì per scendere. La branda era nella stessa veranda della “pazza cena” con Luciano Mello che mi diceva “tucclu sa l’è ancura caud”. Si, se l’è cavata.

 

La notte sul lunedì per qualcuno era brevissima, non era mai ora di smettere di bere ed andare a dormire.
Eravamo giovani e con tutta quella neve avevamo anche voglia di giocare.
Al mattino riordino e chiusura del rifugio e poi, quando era bello , la salita alla costa di Mentà per allungare la discesa, ma quando non si vedeva nulla ci mettevamo in fila, come “lignola” per trovare il canalino di discesa.
Credo che chi c’era e leggerà questa pagina ricorderà emozioni e momenti magici che abbiamo vissuto insieme.

   

 

 

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